20 giugno 2008

UNA LETTERA...


La differenza principale fra i giornalisti di scuola Europea e quelli di scuola Statunitense è la diversa concezione che si ha di quale sia il dovere di un buon corsivista.
Il giornalismo nostrano è un giornalismo d’opinione, che cerca, attraverso analisi e approfondimenti, di offrire delle linee guida per l’interpretazione dei fatti. I nostri Opinion Leader, cercano di raccontare ciò che accade e al tempo stesso di fornire nuove chiavi di lettura, nuove angolature dalle quali osservare la realtà.
Il giornalismo USA è invece un giornalismo d’inchiesta, che cerca di rischiarare con la verità le zone buie della conoscenza, di rendere visibili ai più i fatti che “gli altri” vogliono mantenere invisibili.

Io sono di scuola USA….


Carissimi tutti,

con queste poche righe volevo comunicarvi il mio ritiro ufficiale dalla competizione denominata Torneo dei Sestieri 2008.

Le motivazioni sono dovute al profondo disamore verso questa manifestazione provocatomi dalla lettura del regolamento 2008 riguardante la composizione dei roster.

Come sapete appartengo con orgoglio ad un Sestiere che nel corso di questi anni ha fatto della lealtà e della fierezza la sua bandiera, scontrandosi spesso e volentieri con i "poteri forti" rappresentati da formazioni e capisestiere da sempre ammanicati con chi conta e chi decide. Abbiamo sempre sopportato arbitraggi a senso unico e spostamenti di calendario chirurgici che ci hanno impedito di competere ad armi pari per il titolo. E lo abbiamo sempre sopportato per i nostri colori, orgogliosi di quello che riuscivamo a dare in campo, specchiandoci nella nostra limpida coscienza.

Purtroppo però, anche la pazienza del più paziente degli uomini ha un limite, e vederci deturpati anche quest'anno di un giocatore fondamentale del nostro roster, forse perchè, finalmente al completo, sembravamo poter assaltare la torre d'avorio dell'oligarchia sestierina, ci ha fatto definitivamente sbottare. Ancora una volta, il parlare sottovoce, il ragionare invece di urlare, il chiedere invece di minacciare ci ha penalizzati rispetto a colleghi con altre abitudini...

I miei compagni di Sestiere, veri e propri eroi, hanno deciso di combattere ancora la nostra guerra contro il male di questa città. Li ammiro, davvero. Li ammiro, e mi dispiace non poterli accompagnare ancora una volta, non poter lottare al loro fianco. Mi dispiace, ma non ce la faccio più... Anni di ferite e delusioni mi hanno sfiancato al punto da costringermia alla resa. Non giocherò quindi, e penso sinceramente che il Torneo non ne risentirà più di tanto. Il mio infatti non è un gesto di protesta, quanto un gesto di sopravvivenza.

Ringrazio e saluto tutti.

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È d’obbligo una spiegazione. Alcuni giorni fa, durante una delle tante riunioni del Comitato Organizzatore, alle quali ho il piacere di assistere, mi si avvicinò un cameriere (come è noto, spesso la Sala Riunioni del Torneo dei Sestieri è sostituita da una tavola imbandita in qualche locale di infimo ordine…). “Ecco il conto, signore!”. Preoccupato di dovermi sobbarcare da solo l’onere di saldare tale quantità di cibo e bevande, mi trovai pronto sul punto di esternare, al solito in maniera alquanto colorita, le mie ragioni. Per fortuna la mia nota curiosità rimandò l’arringa alla quale ero pronto, consigliandomi per il meglio. Così mi ritrovai ad aprire il foglietto presentatomi come fattura, molto sorpreso di scoprire che di scontrino non si trattava. Venni così in possesso della lettera che avete appena avuto la pazienza di leggere. Scrupoloso quanto deve essere un buon giornalista, ho impiegato i giorni successivi per controllare che non si trattasse di un falso. Ottenuti i miei riscontri da fonti che dire affidabili è poco, mi trovavo a dover fare i conti con l’etica professionale: pubblicare lo scritto e andare incontro a polemiche che avrebbero surriscaldato un ambiente già di per sé torrido, o autocensurarmi per il bene comune e il quieto vivere. Inutile dire quale sia stata la mia scelta: in anni di onorata carriera non ho MAI mentito ai miei lettori, tantomeno inizierò ora.
Con l’unico accorgimento di rendere anonimo il firmatario della lettera, ho deciso quindi di sottoporla al pubblico tutto, in modo che chiunque possa trarne le conclusioni che vuole e rilanciare come meglio crede.
Sono convinto che un dialogo franco, anche se duro, sia meglio del rancore covato segretamente…

Peter Vecsey

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